Dopo un grave infortunio sul lavoro, Luis Garrido (46 anni) non è più riuscito a tornare al suo vecchio lavoro come giardiniere paesaggista. Anche se le conseguenze di quell’infortunio sono ancora evidenti, Luis Garrido vede il bicchiere mezzo pieno.
Quando cambia il tempo, e in Svizzera succede spesso, i dolori si fanno sentire e Luis Garrido ritorna con la memoria al giorno dell’infortunio: «Quando cambia il tempo sono dolori» racconta il cileno di nascita. E anche il resto non è proprio una passeggiata: «Riesco a gestire la mia quotidianità, ma di più non posso fare». Fare le scale? Se proprio devo. Fare jogging o andare in montagna? Escluso. «Ovviamente è frustrante non poter giocare a calcio con i propri figli» spiega Garrido. Alla fine della giornata, tuttavia, prevale un sentimento di riconoscenza, perché in fondo è ancora in salute: «Poteva andare molto peggio». La vita di Luis Garrido subisce una battuta d’arresto l’11 marzo 2009. Prima di quel giorno lavorava a tempo pieno ed era un vero «stakanovista». Le sue giornate di lavoro iniziavano alle 5.30 e duravano circa 10-11 ore.
Garrido viene trasportato con lesioni gravi all’ospedale dove gli viene riscontrata una frattura complessa della tibia. L’uomo, che fino ad allora sprizzava energia da tutti i pori, si trova bloccato in un letto d’ospedale. «Quando non si può più far nulla, a parte dormire e aspettare, il tempo non passa mai» racconta Garrido. L’infortunio è stato per lui come tirare il freno a mano. Una pausa forzata, che lo coglie completamente impreparato.
Luis Garrido è riconoscente del fatto che durante la sua convalescenza ha potuto contare sul sostegno della famiglia e della Suva, di cui conserva un ricordo positivo. «La case manager responsabile del mio caso si è informata del mio stato di salute alcuni giorni dopo l’infortunio». E la Suva non l’ha mai fatto sentire un semplice numero, ma l’ha trattato sempre come una persona. «Per prima cosa si sono occupati della mia salute, e solo in un secondo momento delle prestazioni assicurative o di altre pratiche burocratiche». Inoltre, non ha mai avuto l’impressione di doversi giustificare per qualcosa, racconta Garrido, anche se quando capita un infortunio si pensa quasi subito a un errore umano.
Sei mesi dopo l’infortunio Garrido torna a fare il giardiniere paesaggista. Un errore, di cui si rende conto solo più tardi. «Ho fatto troppe cose velocemente» ci spiega. La conseguenza è stata una nuova lesione all’articolazione del ginocchio. Inoltre, capisce che non avrebbe mai più lavorato come giardiniere paesaggista e per lui questo è un duro colpo. «Non si è mai preparati a una cosa simile». Ancor oggi gli vengono le lacrime agli occhi ripensando a quei giorni difficili. Questa certezza è tanto terribile quanto l’infortunio in sé. Tuttavia, Luis Garrido non ha intenzione di mollare. Dopo vari accertamenti svolti dal centro informativo del Canton Berna e dall’assicurazione invalidità, Garrido decide di intraprendere la professione di pedagogo sociale. Un colpo di fortuna.
Oggi Luis è impiegato presso l’istituto minorile Lory a
Münsingen. Questa struttura, che in totale ospita 28 giovani di età compresa tra i 14 e i 22 anni, è gestita dall’Ufficio cantonale della privazione della libertà e delle misure di assistenza. Accanto all’attività principale come pedagogo sociale, Luis è impegnato nella realizzazione di video per i dipendenti e la clientela. Garrido è soddisfatto del suo nuovo lavoro. Gli piace il fatto di poter esprimere i suoi vari talenti. Nel suo Paese di origine, il Cile, Garrido aveva studiato come giornalista e per anni aveva lavorato come produttore televisivo. «Il lavoro mi appaga» afferma Garrido, con aria di soddisfazione.
Secondo la case manager della Suva il processo di reinserimento di Luis Garrido è stato esemplare. «Non tutti i nostri assistiti riescono a ritornare alla vita professionale» spiega la case manager. Tuttavia, Luis Garrido ha dimostrato sin dall’inizio la volontà giusta per farlo. Per la case manager c’è una sola spiegazione: «La volontà è un fattore determinante».
Di questo è convinto anche Garrido. «Per me è sempre stato chiaro che un giorno sarei tornato a condurre una vita normale». L’infortunio l’ha portato anche a maturare come persona. «L’infortunio è stato tremendo, ma ne sono uscito più forte di prima». Secondo lui l’intero processo dopo l’infortunio è stato un viaggio prezioso alla scoperta di se stesso. L’unica cosa alla quale farebbe volentieri a meno è il dolore alla gamba, soprattutto quando cambia il tempo.