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Burnout – una malattia professionale?

Dal 2001 la Suva non si occupa solo delle malattie professionali, ma anche dei «disturbi correlati al lavoro», ossia dei disturbi muscoloscheletrici, l‘insonnia o lo stress che la legge non considera malattie professionali . I disturbi lavoro-correlati sono complessi e hanno in genere più cause, anche extraprofessionali, che vengono però accentuate da specifiche circostanze lavorative, come la pressione concorrenziale, i ritmi incalzanti, il sovraccarico o il clima di lavoro malsano.

Indice

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      Isolare e quantificare le singole cause è molto difficile: cosa determina lo stress, l'assunzione di sostanze che creano dipendenza o la sollecitazione unilaterale dell'apparato locomotore? Il quotidiano lavorativo o la situazione privata?

      Un malato è un malato, o almeno così verrebbe da pensare. Per la Suva è invece una questione fondamentale, perché deve verificare la conformità alla legge di una possibile malattia professionale. A tale scopo procede a una valutazione conclusiva del rapporto di causalità, un compito tutt'altro che facile soprattutto in presenza di più cause concomitanti.

      Per legge la Suva è tenuta a fornire prestazioni quando una malattia conclamata – ad esempio il mesotelioma da amianto – deriva per oltre il 50 per cento dall'esercizio di un'attività professionale. Nel caso di altre malattie la soglia sale al 75 per cento. Il riconoscimento dei casi di burnout, che hanno sempre una componente privata, è quindi praticamente escluso.

      Tenuto conto della significativa crescita dei «disturbi lavoro-correlati» dall'inizio del nuovo millennio e della scarsa prospettiva di riconoscimento come malattie professionali, la Suva si concentra sulla prevenzione.

      Nel 2001 ha istituito un gruppo di lavoro interdisciplinare che ha presentato con studi e modelli di simulazione i motivi di origine professionale dei «disturbi lavoro-correlati». Tra i fattori identificati figuravano una forte pressione concorrenziale e temporale, le ristrutturazioni aziendali e l'introduzione di tecnologie dell'informazione o di nuove forme di lavoro. Il gruppo si è anche occupato di metodi di valutazione che consentono di individuare i fattori di sollecitazione e di adottare programmi di prevenzione specifici.

      Nel trattare tali questioni, la Suva si spinge anche fino ai limiti del diritto del lavoro, per cui le sue capacità di intervento sono limitate. I suoi sforzi vertono sulla sensibilizzazione; fino al 2015 ha organizzato forum di discussione incentrati su temi quali lo stress sul posto di lavoro, il burnout o le strategie e i metodi nel nuovo mondo del lavoro. Sostiene inoltre la ricerca e sviluppa strumenti di analisi per le aziende. Offre anche una consulenza per la prevenzione dello stress e la gestione della salute, ma a pagamento visto che questi fenomeni non sono riconosciuti come malattie professionali, per cui la Suva ha le mani legate.