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Amianto, capitolo secondo: la Suva prende l'iniziativa

I casi mortali di mesotelioma registrati all'inizio del nuovo millennio riaccesero i riflettori sul problema amianto, malgrado fossero trascorsi ormai più di dieci anni da quando la Confederazione aveva introdotto il divieto di utilizzare questo materiale. L'amianto aveva conosciuto un boom negli anni Settanta, ma i suoi effetti più devastanti si fecero sentire solo dopo 25 anni, quando i casi di persone colpite da mesotelioma, grave tumore maligno, iniziarono a moltiplicarsi. La Suva decise così di passare all'azione.

Indice

      Ancora oggi i mesoteliomi mietono circa 120 vittime all'anno; circa 100 di questi decessi sono il risultato di una malattia professionale causata dall'amianto. Oggi, a più di 25 anni dall'introduzione del divieto di utilizzo e a quasi 40 anni dal periodo di massima diffusione, l'amianto provoca la metà dei decessi nell'ambito dell'assicurazione contro gli infortuni professionali.

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      Fibre di amianto della lunghezza di circa 0.5 mm contenute nel legante dell'intonaco. Tipo di amianto: bianco (crisotilo). Immagine al microscopio polarizzatore ottenuta dopo un incenerimento a 450 °C; larghezza = 2.3 mm.

      Nel 2002 la Suva realizzò a cosa stava andando incontro e nel suo rapporto di gestione dichiarò: «Solo oggi si possono calcolare integralmente le conseguenze dell'impiego dell'amianto». Fu allora che l'Istituto prese l'iniziativa.

      Esortò i medici a notificare i casi di malattia, compresi quelli sospetti. Riconobbe come malattia professionale le cosiddette placche pleuriche, ispessimenti del tessuto connettivo della pleura dovuti a un'infiammazione cronica, spesso rilevati solo casualmente. Inoltre abbassò il valore limite relativo alla concentrazione di fibre di amianto nell'aria a un livello 100 000 volte inferiore a quello del 1953, nonché dieci volte inferiore al valore limite dell'UE.

      Abbattere i tabù e intervenire concretamente

      Nel gestire questa seconda fase di problemi legati all'amianto era fondamentale soprattutto evitare ulteriori danni. La Suva era impotente di fronte ai mesoteliomi incurabili che colpivano i lavoratori esposti all'amianto negli anni Sessanta e Settanta. A quel punto l'obiettivo era sensibilizzare i committenti e il settore edile sul fatto che l'amianto era presente nella maggior parte degli edifici costruiti prima del 1990. Molti degli immobili più datati necessitavano di una bonifica, con tutti i rischi che ne derivavano: se le fibre di amianto presenti nei pannelli truciolari, nei tappetini isolanti, negli adesivi per giunti o nei pannelli in fibra minerale fossero state disperse nell'aria, gli operai e forse anche altre persone sarebbero state nuovamente esposte al pericolo di inalarle e quindi di ammalarsi.

      Il portalampada è stato fissato a un fondo non infiammabile e termoisolante. Il bordo fibroso del pannello leggero indica la presenza di amianto.
      Pannello non infiammabile e termoisolante fissato sotto una lampada
      Inquadratura di una parete di un bagno rivestita con piastrelle. È stata staccata una parte di ciascuna delle due piastrelle. Dietro è visibile la colla per piastrelle contenente amianto.
      La colla per piastrelle contenente amianto è stata usata soprattutto sulle pareti
      In una nuova foto si vede il telaio di una finestra i cui vetri sono stati fissati con stucco contenente amianto.
      Stucco per finestre e stucco di riempimento (a base di olio di lino)

      Nella maggior parte dei casi non si sapeva se ed eventualmente dove fosse presente l'amianto, utilizzato in 3500–4000 applicazioni diverse. Era ben noto però che in relazione a questo materiale vi erano vincoli e normative da rispettare e che la sua rimozione richiedeva l'intervento di specialisti, con costi decisamente elevati. Per questo né i privati né le imprese edili avrebbero mai preso l'iniziativa.

      Spettava alla Suva sollevare la questione e nel contempo abbattere i tabù ad essa legati. Il messaggio da trasmettere era chiaro: l'amianto è pericoloso, ma solo se non si adottano le necessarie precauzioni. Gli effetti nocivi si manifestano unicamente se la polvere di amianto viene rilasciata nell'aria, e per di più solo all'interno di spazi molto ristretti e per un lasso di tempo molto breve. Utilizzando un sistema a semaforo, la Suva spiega in modo semplice e chiaro i diversi livelli di pericolo, indicando quali casi richiedono particolare prudenza e quali l'intervento di specialisti.

      Intervento coordinato per combattere il pericolo

      La Suva attivò ben presto la Commissione federale di coordinamento per la sicurezza sul lavoro (CFSL) e la esortò a definire misure per combattere i pericoli dell'amianto puntando soprattutto sulla prevenzione. La Commissione, presieduta dalla Suva, è formata da esponenti della Confederazione, dei cantoni, delle casse malati, degli assicuratori privati e di varie organizzazioni specializzate.

      Nel 2005 il programma venne approvato e la CFSL incaricò la Suva di attuare le misure concrete. Per i successivi 15 anni furono creati dieci posti di lavoro dedicati e vennero potenziati il settore specialistico Chimica, il laboratorio (con un microscopio per nanoparticelle ad alta risoluzione), la Divisione medicina del lavoro e soprattutto le sezioni edili.

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      Microscopio elettronico a scansione nel laboratorio della «Divisione tutela della salute sul lavoro», Settore analitica, Suva.

      Istruzioni per la bonifica

      Già la prima versione della direttiva sull'amianto, elaborate dalla CFSL sotto la guida della Suva e pubblicate nel 1988, disciplinava la bonifica delle applicazioni di amianto floccato: i lavori di risanamento potevano essere affidati solo a ditte specializzate ufficialmente riconosciute. La Suva controllava, e controlla tuttora, gli specialisti in bonifiche da amianto. Nel 2016 sono stati svolti circa 1200 controlli, molti dei quali su cantieri piccoli e altri non specializzati in bonifiche.

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      Bonifica da amianto con dispositivi di protezione

      Nel 2005 la Suva si impegnò attivamente anche sul fronte dell'informazione, organizzando un simposio internazionale a San Gallo e vari seminari per giornalisti ed emanando nuove linee guida per la tutela dei lavoratori impegnati nei lavori di bonifica da amianto. Furono stabilite anzitutto nuove regole per la gestione dei siti contaminati da amianto floccato e nel 2007 anche per il trattamento di amianto fortemente agglomerato. La vecchia direttiva sull'amianto della CFSL fu rielaborata sotto la guida della Suva e introdotta nel 2009. Inoltre venne sancito a livello di ordinanza l'obbligo di accertare l'eventuale presenza di amianto prima di effettuare interventi di ristrutturazione di un edificio.

      Per le categorie professionali interessate, ad esempio copritetto, falegnami, pittori e gessatori, costruttori di facciate, piastrellisti, fumisti e in seguito anche per l'edilizia e il genio civile e l'industria del riciclaggio, la Suva ha definito regole specifiche inerenti all'amianto.

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      Inoltre ha realizzato la «Casamianto», un modello che mostra le diverse fonti di pericolo in un edificio e che viene esposto durante le fiere. Inoltre ha realizzato la «Casamianto», un modello che mostra le diverse fonti di pericolo in un edificio e che viene esposto durante le fiere.

      Alla ricerca delle vittime, anche in Italia

      Nel 2002, tramite circolari e appelli rivolti ai medici, la Suva si mise alla ricerca delle vittime dell'amianto. Poiché dagli anni Sessanta agli anni Ottanta gli operai italiani in Svizzera erano particolarmente numerosi e molti di essi avevano lavorato in aziende dove si utilizzava l'amianto, la Suva e i sindacati si misero in contatto con i rappresentanti dei lavoratori e l'istituto nazionale italiano di assicurazione.

      Nel 2006 e nel 2008 la Suva organizzò un evento informativo a Lugano. Nel 2009 fu siglato un accordo con l'Istituto nazionale italiano per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), che disciplina il diritto dei lavoratori italiani interessati a percepire prestazioni assicurative e le relative modalità di informazione e richiesta.

      Uno strappo alle rigide norme di legge

      Le basi legislative atte a disciplinare il versamento delle prestazioni in denaro alle vittime causarono alcune difficoltà, anche in Svizzera. Le indennità per menomazione dell'integrità, concepite come risarcimenti una tantum per la perdita della qualità di vita, presuppongono l'esistenza di un «danno permanente», ovvero una condizione di salute stabile al termine dei trattamenti medici. Secondo il Tribunale federale delle assicurazioni, il termine «permanente» si riferisce a un periodo di 24 mesi.

      Nel caso di un mesotelioma è raro che questo requisito venga soddisfatto, poiché le persone colpite muoiono solitamente nel giro di pochi mesi. Per questo, nel 2003, la Suva decise di versare l'indennità per menomazione dell'integrità sotto forma di anticipo pari al 50 per cento già a soli sei mesi dall'insorgenza della malattia. Al contempo ridusse il periodo di attesa per l'indennità completa a 18 mesi. Nel 2017 il periodo di attesa è stato abolito, non solo per il mesotelioma, ma anche per tutti gli altri tumori che lasciano poche speranze di sopravvivenza al paziente.

      Diagnosi precoce con la tomografia computerizzata

      Al momento non vi sono terapie efficaci per curare il mesotelioma, tuttavia la ricerca si sta impegnando attivamente. Sempre più spesso si cerca di contrastare anche questa forma di tumore con terapie basate su nuovi farmaci anticancro che promettono risultati soddisfacenti. Gli studi di valutazione al riguardo beneficiano del sostegno della Suva.

      D'altro canto si sono compiuti progressi nella diagnosi precoce del cancro al polmone. Nel 2011 uno studio statunitense ha dimostrato che nei fumatori di età compresa tra i 55 e i 74 anni la probabilità di contrarre questa malattia si riduce del 20 per cento se i pazienti a rischio vengono monitorati annualmente mediante esami di tomografia computerizzata anziché radiografie.

      Da allora la diagnosi precoce è divenuta un cardine delle attività profilattiche della Suva. Dal 2011 vengono offerti esami di tomografia computerizzata nell'ambito della prevenzione nel settore della medicina del lavoro e ai pazienti che già soffrono di malattie professionali legate all'amianto.

      Costi per più di un miliardo di franchi

      Oggi circa 7000 persone sono sotto sorveglianza medica da parte della Suva per le conseguenze tardive dell'esposizione all'amianto. Negli ultimi 30 anni la Suva ha registrato ben oltre 4000 casi di malattie correlate all'amianto, e i relativi costi complessivi hanno già superato il miliardo di franchi.

      Da un lato le prestazioni di rendita comportano costi elevati, pari in media a 500 000 franchi per caso. Non sono da meno i farmaci impiegati contro il mesotelioma maligno, che causano spese da 10 000 a 20 000 franchi al mese. Attualmente muoiono ancora circa 120 persone all'anno per le conseguenze tardive legate all'amianto. In circa il 90 per cento dei casi la Suva si assume i costi che ne derivano, poiché si tratta di ex lavoratori di aziende assicurate presso l'Istituto. I mesoteliomi rappresentano il 90 per cento delle neoplasie di origine professionale, seguiti dal cancro della vescica e dei seni paranasali.

      Negli ultimi anni i costi elevati si sono tradotti in aumenti dei premi, che però hanno colpito i singoli settori in misura diversa, dato che la legge non ammette sovvenzioni incrociate tra le varie classi di rischio. Particolarmente penalizzati sono i falegnami. Nel 2016 il Consiglio di amministrazione della Suva ha deciso di adottare una soluzione speciale: una compensazione dei rischi tramite la creazione di una «riserva» per gli «eventi di grandi proporzioni» come le conseguenze tardive legate all'amianto.

      Scoperte inattese e nuovi problemi

      L'amianto continua comunque tuttora a provocare gravi conseguenze, e non solo sul piano medico, ma anche sotto il profilo tecnico. In particolare non si è ancora capito come smaltire in sicurezza le scorie e si sta cercando di trovare una soluzione comune per tutta la Svizzera.

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      Fresatura di serpentinite senza aspirazione alla fonte

      Inoltre, emergono sempre nuove domande e ambiti problematici. Oltre la metà degli intonaci interni ed esterni contiene amianto: come vanno eseguiti i lavori di bonifica? E come trattare gli edifici decorati con pietre naturali? Molti di essi sono realizzati con serpentinite verde, una pietra che spesso contiene amianto. Il commercio di serpentinite contenente amianto è vietato dal 2017, ma è consentito effettuare interventi di bonifica adottando adeguate misure di protezione.