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29 maggio 2019 | di Von Christian Berner (Film) und Simone Isermann (Text)

Scarica elettrica improvvisa, braccia addio

La storia di Christoph R., che ha perso le braccia ma non la voglia di andare avanti

Indice

      «Non so se avrei ancora la forza per sopportare tutto questo»

      La toccante storia di Christoph R.

      Wiedereingliederung Rückert Standbild

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      Nel 2012, durante una notte piovosa di ottobre, la vita di Christoph R. è cambiata di colpo, per sempre. L'uomo ha subito un grave infortunio mentre era impegnato nella costruzione di binari presso la stazione di Zofingen, ed è sopravvissuto per miracolo. Ecco la sua storia:

      Ottobre 2012, binari delle FFS presso la stazione di Zofingen. Piove. Il tempo non è dei più favorevoli per la costruzione di binari, ma gli operai in qualche modo ci hanno fatto l'abitudine. Il macchinista Christoph R. lavora sulla macchina posabinari quando a un certo punto si verifica un guasto: il nastro trasportatore sul tetto della macchina è intasato dalla ghiaia e deve essere pulito. Viene chiamata la cabina di blocco per scollegare la corrente sulla linea. Christoph R. e i colleghi salgono sul tetto della macchina per riparare il danno.

      Ed ecco che si prepara la tragedia: dopo una fragorosa detonazione, l'area intorno alla macchina viene inondata da una luce abbagliante. Un arco elettrico da 15 000 volt entra nel braccio di Christoph R., attraversa il suo corpo e infine esce dal piede. Nel punto di entrata del fulmine la temperatura è di 3000 gradi: praticamente letale. Christoph R., che si trova sulla macchina posabinari, viene scaraventato a terra da un'altezza di tre metri e mezzo.

      Come è potuto accadere? Dalla documentazione relativa all'infortunio risulta che, a causa di un malinteso, la corrente è stata scollegata, ma non nel punto dove si trovava la macchina.

      Attenzione: scarica elettrica!

      Quali sono gli effetti dell'elettricità sul corpo e come prestare primo soccorso.

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      La maggior parte delle persone non sopravvive a una scarica elettrica di questo tenore

      In un primo momento, Christoph R. non si rende conto di essere gravemente ferito. E neppure del fatto che la maggior parte delle persone non sopravvive a una scarica elettrica di questo tenore. Ricorda un collega chino su di lui che lo teneva bloccato a terra per impedirgli di alzarsi e riprendere a lavorare. E le classiche domande in ambulanza: «Come si chiama? «Che giorno è oggi?». Prima è stato portato all'ospedale di Aarau e poco dopo è stato trasferito al reparto di terapia intensiva del Centro grandi ustionati dell'ospedale universitario di Zurigo, dove è rimasto per tre mesi. In quel periodo i medici gli hanno dovuto amputare entrambe le braccia a causa della gravità delle ustioni riportate.

      Il periodo post-operatorio è stato difficile e doloroso. «Non so se avrei ancora la forza per sopportare tutto questo» ammette Christoph R. In quei momenti difficili ha ricevuto grande sostegno dai suoi due fratelli, dal suo migliore amico e dai familiari, che andavano a trovarlo tutti i giorni all'ospedale quando era ricoverato in terapia intensiva. «Senza di loro non ce l'avrei mai fatta» dichiara convinto Christoph R.

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      Senza protesi è meglio

      Dopo il periodo in ospedale, Christoph R. è stato trasferito alla Rehaklinik Bellikon della Suva, specializzata nella riabilitazione di pazienti infortunati e nel reinserimento professionale. Christoph R. è rimasto per più di un anno a Bellikon, dove ha imparato passo dopo passo a gestire la sua vita anche senza le braccia. «Andare a Bellikon è stata una grande fortuna» racconta. «Lì sono stato molto bene. Anche perché tutti i collaboratori, sia quelli del servizio infermieristico che gli ortopedici e gli ergoterapisti, sono stati bravi a capirmi e a immedesimarsi nella mia situazione, e di questo gli sono davvero molto grato».

      Per quasi un anno Christoph R. si è esercitato ogni giorno a vivere nella sua casa senza poter usare le braccia e le mani. Naturalmente ha dovuto apportare alcune modifiche al suo appartamento, ad esempio installare una porta che si potesse aprire anche senza mani o braccia. Può contare sull'aiuto quotidiano di Spitex, che lo aiuta con l'igiene del corpo e gli prepara le cose necessarie per la giornata. Senza braccia, infatti, anche mangiare e bere diventa molto difficile. Christoph R. si sente spesso chiedere perché non usa le protesi. «Anche se a volte mi semplificherebbero la vita, per me le protesi sono un corpo estraneo» spiega Christoph R. «Quando non le porto mi sento meglio».

      La mano non ricrescerà più.

      Malgrado la protesi, Cyrill Nänni non ha perso la voglia di vivere.

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      Riqualificazione professionale come impiegato tecnico

      Oltre alla vita privata, Christoph R. voleva riprendere anche quella professionale. Non potendo più svolgere il suo precedente lavoro di macchinista, ha seguito una formazione per diventare impiegato tecnico. Oggi lavora in ufficio, presso un fabbricante di strumenti e impianti ortopedici. Per lui riprendere il lavoro è stato fondamentale. All'inizio era preoccupato per il suo futuro e non sapeva se sarebbe stato in grado di svolgere un'attività professionale. «Per me è già molto importante riuscire a mantenermi da solo» sottolinea Christoph R.

      Anche i collaboratori dell'agenzia Suva di Winterthur hanno svolto un ruolo determinante nel reinserimento professionale di Christoph R. Bruno Canonica, responsabile team e case manager presso l'agenzia Suva di Winterthur, racconta che si è trattato di un caso molto complesso. «Per noi all'inizio era quasi impossibile immaginare che una persona con entrambe le braccia amputate potesse trovare un lavoro adatto alla sua condizione. Ma Christoph R. era molto motivato e per fortuna siamo riusciti a trovare un datore di lavoro con una forte coscienza sociale».

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      «Sono una persona positiva»

      Christoph R. oggi ha ripreso il controllo della sua vita privata e professionale. C'è stato un periodo in cui avrebbe preferito non sopravvivere all'infortunio. Ora però quel capitolo è chiuso e pensa che la sua vita sia degna di essere vissuta, anche senza braccia. «Mi sono abituato a questa situazione e ho imparato ad apprezzare le piccole cose della vita. Sono una persona positiva e nonostante tutto ho ricominciato a sorridere». La sua gioia più grande è aver ripreso a guidare anche senza braccia. «Ne sono felice: per me significa libertà, essere più flessibile e indipendente».

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