Reinserimento: alzarsi e andare avanti
Alla prima escursione con gli sci della sua vita, Marianne Gysi ha subito un grave infortunio. Dopo una lunga fase di riabilitazione, oggi è tornata a praticare sport ed è contenta di riuscire a gestire autonomamente la sua quotidianità.
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«Ero nel posto sbagliato al momento sbagliato», dice Marianne Gysi a proposito del suo infortunio, avvenuto nel marzo 2014. Marianne, che oggi ha 57 anni, è seduta al tavolo da pranzo nella sua casa di Cham. Il suo braccio destro balza subito all’occhio: si interrompe tra la spalla e il gomito. «Il mio moncherino» dice in modo quasi affettuoso. Solo quando muove qualche passo, si nota anche la sua protesi alla gamba.
L’ultima discesa
«Stavamo facendo un’escursione con gli sci di più giorni sul Monte Bianco», racconta. Il pomeriggio dell’ultimo giorno, durante la discesa conclusiva, hanno attraversato un canalone, cioè un passaggio tra due pareti rocciose. All’improvviso si è staccato un enorme masso di roccia, che davanti agli occhi di suo marito Kusi e delle guide alpine ha colpito Marianne e un altro escursionista, seppellendoli nella neve alta.
Un lento ritorno alla vita
Quando Marianne Gysi si è svegliata, ancora non sapeva che l’altra persona coinvolta nell’incidente era morta sul colpo. E nemmeno che era stata in coma per sette settimane, che avevano dovuto amputarle il braccio destro e la gamba destra, che suo marito e i loro due figli si erano sostenuti a vicenda in questo periodo.
Il percorso di ritorno alla vita è stato difficile. «Ogni volta che facevo mezz’ora di terapia, subito dopo mi addormentavo sfinita. Se l’impegno era troppo, vomitavo». Il corpo le lanciava segnali inequivocabili: «Non sei ancora pronta».
Nonostante ciò, ha un bel ricordo del periodo che ha trascorso alla Rehaklinik Bellikon. Dopo sei mesi, è tornata a casa – un momento emozionante. «Una fisioterapista…» inizia a raccontare, poi si interrompe. «Ho la lacrima facile». Gli occhi di Marianne Gysi vagano in lontananza. Inspira ed espira profondamente. «Anche lei era commossa quando ho lasciato Bellikon».
Marianne Gysi: «Se ti arrendi oggi, non puoi sapere se ce l’avresti fatta domani.»
Lo sport come valvola di sfogo
Marianne è nata con gli sci ai piedi. «Quando mio padre ha iniziato a portarmi con sé sulle piste, avevo tre anni. Amavo sciare». Sebbene oggi non pratichi più lo sci alpino, è diventata una sciatrice di fondo. Anche le sessioni di jogging appartengono al passato. Ma lo sport rimane il suo elisir di lunga vita.
Nuota regolarmente e con passione, due chilometri per due volte a settimana. E insieme a suo marito fa giri in tandem. La speciale bicicletta è perfetta per la coppia: lui siede dietro, lei davanti. «Se pedalo di meno, lui se ne accorge subito. Ma mi succede di rado», sorride Marianne, «perché lo sport è la mia valvola di sfogo. Mi ricorda che sono ancora qui».
Riuscire a essere autonoma
Che si tratti di fare il bucato, recidere fiori, farsi la doccia o vestirsi senza aiuto, Marianne ama sbrigarsela da sola nelle cose di tutti i giorni. Suo marito le dice spesso: «Marianne, con una mano riesci a piegare la biancheria meglio di me che ne ho due».
In cucina c’è un pezzo unico e speciale: un amico ingegnere ha sviluppato una macchina con cui Marianne può fissare e inclinare una ciotola con un solo braccio. In questo modo, ad esempio, riesce a versare l’impasto per un dolce in uno stampo senza aiuto esterno. «Cucinare con un solo braccio è difficile, ma preparare piatti al forno è una delle mie passioni».
C’è un limite alla qualità di vita?
Marianne Gysi soffre di artrosi alla mano che le è rimasta. In inverno, i dolori si acuiscono in modo particolare. Con semplicità, riassume così il suo pensiero: «Ho riflettuto sul momento a partire dal quale la mia vita non sarebbe più degna di essere vissuta». Per precauzione, si è iscritta all’organizzazione per il suicidio assistito Exit, nel caso in cui un giorno la sua mano diventasse unicamente una fonte di sofferenze atroci. «Non voglio passare la vita sdraiata a farmi servire».
Alzarsi e andare avanti
Cosa fa quando le vengono questi pensieri cupi? Determinata, ma gentile, Marianne Gysi risponde: «La stessa cosa che faccio tutti gli altri giorni: mi alzo, mi vesto e vado avanti». C’è una massima che le ha ispirato molta forza negli ultimi 11 anni: «Se ti arrendi oggi, non saprai mai se ce l’avresti fatta domani».