Reinserimento: «Non volevo una soluzione transitoria»
Un attimo di distrazione e la vita del gruista Matthias Kopp subisce una battuta d’arresto. Undici mesi dopo Matthias è di nuovo sul cantiere. A sostenerlo sono la forza di volontà, sua figlia e le protesi, che non passano inosservate.
Indice
L'essenziale in breve
La storia di Matthias Kopp dimostra
- quanto i lavori di routine celino un elevato rischio di infortunio.
- Motivazione e volontà aiutano a tornare alla normalità.
- In alcuni casi è possibile riprendere l’attività che si svolgeva prima nonostante l’handicap.
Leggete la storia completa.
30 maggio 2024, Glarona. Matthias Kopp, gruista di origini tedesche, sta lavorando vicino a un vecchio edificio. Dal tetto scoperchiato fa entrare un cassone vuoto e lo riprende una volta che gli operai lo hanno riempito di macerie. Matthias non è seduto nella cabina di guida a mezz’aria, ma si trova a terra, in piedi, con il telecomando allacciato attorno alla vita. «Dentro, fuori, dentro, fuori. Per oltre una settimana. Il 30 maggio quel lavoro era ormai diventato una routine» ricorda il 41enne.
Il rischio della routine
Improvvisamente qualcosa va storto. Del materiale si incastra nel cassone, che inizia a girare in modo incontrollato. Matthias interviene. Cerca di stabilizzarlo facendo forza con una mano. «Invece di concentrarmi sul cassone, con il pensiero ero già nella fase di lavoro successiva». Improvvisamente il sistema di bloccaggio si apre. Un dolore lancinante gli attraversa la mano sinistra. Per un attimo è rimasta bloccata nella cerniera del cassone. Le ferite al dito medio e all’anulare sono gravi.
Riabilitazione sotto il peso dello sguardo altrui
I medici dell’ospedale di Zurigo cercano invano di salvare le due falangi delle due dita. «Dopo sette giorni hanno dovuto amputarle» racconta Matthias. Per undici mesi le sue giornate sono scandite da cure, terapie, adeguamenti delle protesi e lunghe attese. «Mi sentivo chiuso in gabbia.
All’inizio facevo fatica anche a uscire di casa. La gente fissava sempre la mia mano. I bambini facevano domande alla mamma. Mi vergognavo» ammette. A Bellikon, guardando gli altri pazienti, si rende conto di avere avuto fortuna. «Può sempre andare peggio» afferma.
Tanta volontà, niente dubbi
Le persone che hanno accompagnato Matthias Kopp sono rimaste colpite dalla sua motivazione. L’ortopedico della clinica di Bellikon Tobias Henn ricorda: «Il signor Kopp ha accettato bene le protesi. Si è dimostrato collaborativo e cordiale». Andrés Ré, case manager del Centro di competenza per l’inserimento professionale (sede di Coira) alla clinica di Bellikon aggiunge: «Nonostante il dolore e il futuro incerto ha sempre creduto nelle sue capacità».
Nel maggio 2025 la Suva e l’AI propongono un lavoro a titolo di prova, ossia un reinserimento lento e accompagnato. «Mi ha impressionato la determinazione di Matthias Kopp: ha respinto l’idea della prova già al primo incontro. Il suo obiettivo era tornare subito al lavoro al 100 per cento» racconta Sonja Nauer, case manager all’agenzia di Coira.
Determinazione oltre l’handicap
Il reinserimento sul cantiere va in porto. Jakob Zimmermann, capo di Matthias e direttore della Linth STZ di Schwanden, afferma di essersi reso conto rapidamente che Matthias era in grado di manovrare la gru con e senza protesi, anche perché per farlo doveva usare l’indice e il pollice, dita che erano rimaste illese.
«Abbiamo capito subito che è un vero combattente. Era quindi giusto lasciarlo combattere». Sul cantiere Matthias riesce inoltre a dare il proprio contributo in quasi tutte le attività, ad esempio nel trasporto di materiale. Ha solo qualche difficoltà a portare oggetti piccoli e pesanti con la mano sinistra. Matthias ride: «Riesco invece benissimo a giocare alla playstation con mia figlia di 14 anni. Anche questo è importante per me».
Resta da vedere se riuscirà a lavorare altrettanto bene in inverno, con il freddo, la neve e il vento. «Lo testeremo a fine anno» dichiara pragmatico.
Protesi a impatto
Inizialmente Matthias si sentiva a disagio tra la gente. «Sentivo gli occhi puntati sulla mia mano. I bambini mi indicavano. Oggi indosso le protesi senza problemi. A mio avviso hanno un fascino tutto loro». A volte però qualcuno lo sorprende: «Al supermercato le persone anziane mi lasciano passare alla cassa quando vedono le protesi. Chi lo avrebbe mai detto?».